Presentazione
Data
dal 18 Marzo 2019 al 22 Marzo 2019
Descrizione del progetto
Provate a immaginare la scena.
Sera. Un campo di calcio completamente avvolto dall’oscurità. Ventidue ragazzi africani iniziano gli esercizi di riscaldamento. È tutto buio. Forse si può intravedere solo il riflesso del pallone che i giocatori si passano.
Il pubblico vede tutto nero e qualcuno inizia a inveire contro l’assurdità di quelle ombre che si muovono in un campo senza luce. Con il passare dei minuti, i lampioni del campo iniziano a scaldarsi. Poi la partita comincia.
Gli scatti più intensi, i contrasti a metà campo e le ripartenze: finalmente il campo si illumina. Il pubblico ammutolisce per qualche istante, poi inizia timidamente ad applaudire le giocate più spettacolari, fino a incitare le squadre che si contendono il risultato finale.
Questo è quanto accade in Nigeria, dove c’è uno dei primi campi di calcio con un impianto di illuminazione alimentato da una nuova tecnologia: un centinaio di speciali piastrelle assorbono l’energia cinetica dei giocatori che, correndo, producono energia elettrica.
Abbiamo scelto questa scena perché ci sembra metafora di un futuro possibile: ci ricorda che esiste la possibilità di agire altrimenti e di immaginare un altrove dove sperimentare inedite possibilità. C’è la presenza di un modo alternativo di generare energia, valorizzando le risorse disponibili in modo intelligente. C’è la capacità di aspirare, di aprirsi un varco nel futuro, come ci stanno dimostrando proprio i corpi in movimento dei giovani africani che attraversano il Mediterraneo. C’è la diffidenza di chi, all’inizio, non comprende la situazione, ma poi riesce a cogliere una novità possibile, un’utopia concreta. C’è la volontà di cambiare punto di vista, di inventare un futuro diverso, perché, come ci ricorda Rilke, «il futuro entra in noi, per trasformarsi in noi, molto prima che accada».
C’è, infine, il desiderio di giocarsela nonostante tutto, anche iniziando al buio, sotto le stelle.
Il viaggio e i suoi confini
Murales e laboratorio 7 – 20 marzo
A cura di Emanuele Poki
Realizzazione di tre murales e di un laboratorio artistico con gli studenti dell’istituto “Almerico da Schio”. Affronta i temi delle migrazioni naturali animali e dei luoghi d’origine delle piante come metafora del viaggio, delle migrazioni umane e delle ricchezze che ne derivano.
In un periodo storico in cui viene sempre più alimentata la paura del diverso additando il nemico fra i più deboli e poveri, dove degli esseri umani che scappano da condizioni di vita inumane vengono lasciati in mare per settimane, e dove l’umanità è ridotta a mera propaganda; mostreremo, attraverso un breve studio delle migrazioni del regno animale e delle specie vegetali naturalizzate, che le differenze arricchiscono non solo le nostre esperienze di vita ma tutto il mondo che ci circonda. Cercheremo di capire la differenza tra confini naturali e umani, e che viaggiare alla scoperta del Mondo, non solo per necessità, è un istinto naturale e un diritto di tutti, nonostante i confini che l’uomo si ostina a inventare.
I fuori onda
Concerto e inaugurazione del murales 18 marzo
A cura di Marco Bedin e i talenti musicali della scuola
Fuocoammare
Proiezione e dibattito 18 marzo
Un film di Francesco Rosi
Fuocoammare è un documentario del 2016 diretto da Gianfranco Rosi, premiato nello stesso anno con l’Orso d’oro per il miglior film al Festival di Berlino, che ha per oggetto l’isola di Lampedusa e gli sbarchi di migranti che la interessano. Seguendo il suo metodo di totale immersione, Rosi si è trasferito per più di un anno a Lampedusa facendo esperienza di cosa vuol dire vivere sul confine più simbolico d’Europa, raccontando i diversi destini di chi sull’isola ci abita da sempre, i lampedusani, e chi ci arriva per andare altrove, i migranti. Da questa immersione è nato Fuocoammare. Racconta di Samuele che ha 12 anni, va a scuola, ama tirare con la fionda e andare a caccia. Gli piacciono i giochi di terra, anche se tutto intorno a lui parla del mare e di uomini, donne e bambini che cercano di attraversarlo per raggiungere la sua isola. Ma non è un’isola come le altre, è Lampedusa, approdo negli ultimi 20 anni di migliaia di migranti in cerca di libertà. Samuele e i lampedusani sono i testimoni a volte inconsapevoli, a volte muti, a volte partecipi, di una tra le più grandi tragedie umane dei nostri tempi.
Dai sentieri del pregiudizio ai sentieri dell’intercultura
Testimonianza e didabattito 19 marzo
Con Mohamed Ba
Mohamed Ba
Originario del Senegal, vive in Italia da diciassette anni e lavora come formatore, educatore, attore e drammaturgo teatrale. Ha messo in scena, tra gli altri, Negritudine, Sono incazzato bianco e Riscatto. Collabora con numerose associazioni per diffondere i valori di «Intercultura»: «Cerco di costruire un ponte che colleghi il meglio di quello che determina il mio essere africano prima, senegaliano poi, con il meglio che il territorio che mi ospita mi offre». Nel 2007 è stato aggredito per il colore della pelle, a Milano. In tutta risposta, ha scritto una lettera al suo aggressore.
“Bisogna, per essere protagonisti del proprio cambiamento, della propria esistenza, partire, andare lontano! Per poter manifestare l’assenso o dissenso circa le scelte politiche che non sono condivise da noi.
Si parte per stare accanto alla donna amata, senza per questo rinunciare al dio che ti senti dentro. Si parte per poter pregare il dio che ti senti dentro anche se è diverso da quello dei padri! Si parte anche per vivere la propria sessualità, senza temere il giudizio popolare. Mille motivi per partire. Si parte per leggere un libro, studiare, laurearsi, diplomarsi, inventare! Mille motivi per partire, per andare, per forse mai arrivare o forse per ritornare diversi.
Subire! Sì subire! Subire e non avere qualcuno di fidato a cui raccontare quello che è il tuo malessere! Ed è la cosa peggiore. Non c’è peggior violenza che voltare le spalle ai tuoi affetti per andare alla ricerca di una terra promessa che è inesistente.
Perché è un’illusione. Ci si ritrova sempre difronte all’ostacolo del mare.”
Veniamoci incontro
Dibattiti e lezioni partecipate tra le classi 20-26-27 marzo
A cura di Alberto Danieli, Elisa Bernard, Antonella Presta, Raffaella Boscardin, Angela L’Abbate, Maria Teresa Schettin, Anna Sichel, Paola Ambrosini
A memoria d’uomo
Laboratorio di poesia 21 marzo
A cura di Giuliano Maroccini, con la collaborazione di Anna Carta, Chiara Perrotta e Emanuele Piovene
Il laboratorio vuole salvare metaforicamente un migrante, salvandone la memoria. Passare dalla cronaca alla poesia, dal quotidiano all’eterno. A partire dalle parole della cronaca, conduce alla scrittura di uno o più testi poetici, che hanno la funzione di farsi testimonianza e memoria di storie sommerse, per ridare evidenza e corpo a quel mare di numeri che compone la massa dei naufraghi, a quel susseguirsi di morti senza nome, di storie fuori dalla storia. “La necessità è sempre la stessa: strappare qualche parola al buio e consegnarla a uno sguardo.” Con queste parole Milo De Angelis cerca di condensare il senso profondo del fare poesia, l’urgenza di essere poeta. La parola nasce dal buio, dal profondo, per suo conto: la parola ci abita, ci precede, è la nostra madrelingua: attraverso la parola noi possiamo generare, dare e ridare vita, portare alla luce.
Poiéo in greco significa “fare”, significa, più precisamente, dare forma visibile all’invisibile: la poesia, dunque, come territorio del rimosso, del non detto e dell’indicibile, la poesia come ancóra e àncora.
Noi altri
Spettacolo di teatro-forum 21 marzo
Compagnia dei captanauti
Il teatro-forum è una forma di teatro sociale che mette in scena una o più situazioni conflittuali che una comunità riconosce come proprie, invitando il pubblico a discutere e a intervenire sulla scena al fine di trovare nuove soluzioni utili al cambiamento collettivo.
Le persone che partecipano attivamente a uno spettacolo di teatro-forum sono il gruppo di attori, preparati a proporre una o più storie sulla scena che raccontino di situazioni verosimili e il più vicino possibile alla realtà del pubblico; i conduttori, chiamati Jolly, che introducono lo spettacolo, “riscaldano” e preparano il pubblico al tema e alla partecipazione; il pubblico stesso, chiamato a passare da un ruolo osservativo a uno attivo, capace di cambiare la propria realtà. La specificità della storia raccontata in scena, infatti, è quella di essere prevalentemente una storia di conflitto, una storia che propone una situazione oppressiva, che lascia il pubblico con una certa amarezza e spesso con un senso di ingiustizia sociale. Questo sentimento sarà la molla di avvio capace di far partire non solo un dibattito acceso, ma anche il gioco vero e proprio del teatro-forum.
Migrazioni, diamo i numeri
Testimonianza e dibattito
A cura di Mediterranea con Fausto Melluso
La tematica dei flussi migratori esige quanto mai prima il rigore della ricerca, a fronte di una diffusa propaganda e una generalizzata ignoranza dei dati. Attraverso la testimonianza di Fausto Melluso, vicino alla piattaforma Mediterranea, si cercherà di fare chiarezza nel mare magnum delle cronache e delle strumentalizzazioni politiche. Mediterranea è una piattaforma di realtà della società civile che collaborano per testimoniare cosa sta accadendo nel Mediterraneo centrale. Non è una Organizzazione Non Governativa, ma un’Azione Non Governativa progettata e realizzata da organizzazioni di natura differente e singole persone. Per questo Mediterranea è aperta a tutte le voci – laiche, religiose, culturali e sociali – e a tutti i contributi di chi vorrà sostenerla e farne parte.
Mediterranea è una nave di tutti e tutte, un nuovo spazio possibile: aperto, solidale e fondato sul rispetto della verità e della vita umana.
Fausto Melluso è il delegato alle migrazioni dell’Arci Sicilia. Durante il periodo degli studi è stato rappresentante degli studenti nel Senato Accademico dell’Università di Palermo. Attualmente collabora con una ONG che si occupa di minori stranieri non accompagnati ed è animatore di progetti sociali per il quartiere di Ballarò, dove porta avanti azioni di sostegno ai richiedenti asilo e promuove attività culturali e di aggregazione legate al difficile quartiere palermitano.
Semi di Lampedusa
Testimonianza e dibattito 22 marzo
Con Tareke Brhane, introduzione di Giulia Manea e Claudia Maffeis
Tareke Brhane è presidente del “Comitato Tre Ottobre”, organizzazione senza scopo di lucro nata in seguito alla strage del 3 ottobre 2013, con l’obiettivo di far riconoscere questo giorno come “Giornata della Memoria e dell’Accoglienza” a livello nazionale ed europeo. In quell’occasione, infatti, in un naufragio al largo delle coste di Lampedusa hanno perso la vita 368 migranti e per questo il Comitato ha individuato nel 3 ottobre una data simbolica non soltanto per commemorare le vittime di quel naufragio, ma per ricordare le migliaia di persone che ordinariamente muoiono annegate nel Mar Mediterraneo o restano bloccate ai confini orientali dell’Europa.
L’istituzione della “Giornata della Memoria e dell’Accoglienza” è volta a creare una cultura dell’informazione e dell’accoglienza, nella convinzione che l’azione di sensibilizzazione e conoscenza sui temi inerenti le migrazioni sia un primo passo per cercare di cambiare la direzione delle attuali politiche europee.
Un calcio alle differenze
Torneo di calcio con i richiedenti asilo 22 marzo
A cura di Massimo Monfardini
Voci del vasto mondo
Concerto e festa finale 22 marzo
Con Sandro Joyeux e Chris Obehi
I concerti di Sandro Joyeux sono un concentrato di energia e allegria, attraverso i ritmi del deserto e le strade polverose del West Africa, tra banlieues parigine e il reggae dei ghetti giamaicani, tra brani originali e rivisitazioni di classici e tradizionali africani. Canta in francese, inglese, arabo e in diversi dialetti africani come il Wolof, il Bambarà e il Susù. Alla maniera dei Griot ammalia il pubblico attraverso i suoi suggestivi racconti di viaggio o le storie e leggende legate alle canzoni. Accanto ai ritmi di Sandro, le parole e la musica di Christopher Obehi. Chris è un ragazzo nigeriano di 21 anni che canta e suona le canzoni in dialetto siciliano.
Frequenta il Conservatorio di Palermo e adora la Sicilia. Ha collaborato con band afrobeat, high life e fuji music. Ha sfidato la morte su quei barconi partiti dalla Libia e l’ha vinta.
Human
Proiezione continua 18-22 marzo
Un documentario di Yann Arthus-Bertand
“Tutti gli esseri umani sono importanti e hanno qualcosa da dire”. Questo dice e mostra Yann Arthus-Bertrand, fotografo, ambientalista e regista francese di fama internazionale, nel suo film Human, uno straordinario ritratto dell’umanità. Un documentario che si interroga sul senso della vita e dell’essere uomini, attraverso la voce di gente comune di tutto il pianeta: 2020 interviste, 2 anni e mezzo di riprese in 60 Paesi diversi nel mondo e in 63 lingue diverse per realizzare un film (191 minuti), che ci tocca profondamente perché ci riguarda tutti da vicino, perché “siamo tutti strumenti che suonano nella gigantesca orchestra della vita” e queste persone che parlano sono il nostro specchio. Oltre alle persone, musica e immagini della bellezza del mondo, per riflettere e lasciar sedimentare lo sguardo dell’altro dentro il nostro.
Orizzonti
Installazione artistica 12 – 22 marzo
A cura della commissione intercultura e del del dipartimento di sostegno
Un gommone nell’atrio della scuola. Una rete, un silent book, alcune poesie. Allegoria del dramma dei migranti, il gommone è simbolo delle vite che galleggiano tra l’abisso e l’approdo, immagine degli uomini che sfidano il mare ad armi impari. Il gommone come emblema di fragilità e disperazione, possibile salvezza, speranza ultima. Il gommone come grembo materno, utero, abbraccio: recipiente di storie.
All’interno dell’imbarcazione sono depositate decine di barchette di carta, realizzate dagli alunni con disabilità ripiegando le poesie nate dal laboratorio di scrittura
“A memoria d’uomo”.
Obiettivi
Luogo
Via Baden Powell, 33 - Vicenza