Si chiama Riccardo Favero il vincitore del concorso organizzato da Il Giornale di Vicenza, in collaborazione con il Comitato di Tappa e l’Assessorato alla scuola, in occasione del passaggio del 98° Giro d’Italia nel Vicentino. Il concorso era riservato agli studenti degli ultimi tre anni delle scuole superiori dal titolo: “Il Giro ed io: racconta il tuo modo di vedere il Giro d’Italia”. Riccardo Favero ha vinto un abbonamento digitale di un anno a Il Giornale di Vicenza con il componimento dal titolo Due ruote e un sogno. Qui di seguito lo scritto del vincitore.

«Ho sempre sognato di fare il ciclista, sin da piccolo, anche se per svariati motivi ho giocato a calcio fino alla fine della prima media. Fu proprio nell’estate di quell’anno, quando i miei genitori mi impedirono di partecipare ad un torneo di calcio estivo a causa dei miei scarsi risultati scolastici, che si accese in me la scintilla del ciclismo. Non mi rimaneva altro da fare che girare per il paese a fortissima velocità con una bicicletta da corsa che mi era stata regalata da mio zio, unico sfogo ancora concessomi.

In quella stessa primavera ebbi l’occasione per la prima volta di seguire il Giro d’Italia che passava per le colline di Marostica dove si trova la famosa salita della “Rosina”. Fu per me un’esperienza indimenticabile: avevo appena 12 anni ed ero alle prime armi con la bicicletta. Vedere e tifare dal vivo per così tanti atleti tutti insieme in gara mi fece sperare che anch’io un giorno sarei diventato come uno di loro.

Trascorrevo i miei pomeriggi guardando le tappe del Giro in tv, ammirando le immagini e i paesaggi che le telecamere riprendevano dall’elicottero e sognando ad occhi aperti. Il mio primo idolo fu Filippo Pozzato, che conobbi presto, visto che chiesi di essere tesserato nella sua stessa squadra, la Sandrigosport.

Pensavo che potermi preparare con quelli che erano stati i suoi allenatori mi avrebbe permesso di diventare proprio come lui. Capii presto che la realtà sarebbe stata ben diversa: tutto dipendeva da me. Certo gli insegnamenti, gli allenamenti, l’incoraggiamento che mi diedero furono molto importanti, ma la voglia di correre e la determinazione di arrivare non mi abbandonò mai, nemmeno nei momenti più difficili quali brutte cadute o prestazioni scadenti durante le gare. Con il trascorrere degli anni la mia passione per il ciclismo si è sempre più consolidata; con il passaggio da una categoria all’altra ho avuto modo di correre con vari team oltre al Sandrigosport quali la Guadense-Rotogal (Padova), il Team Airone (Parma) e ora nella categoria Under23 con la Padovani (Padova).

Credo che il ciclismo sia uno sport meraviglioso e allo stesso tempo durissimo. Meraviglioso perché si ha la possibilità di ammirare i paesaggi che ci circondano, respirare la natura, raggiungere luoghi anche di alta montagna con panorami mozzafiato sentendosi orgogliosi di essere riusciti ad arrivare lì; durissimo perché se praticato a livelli agonistici comporta tanti e tali sacrifici che solo noi ciclisti conosciamo fino in fondo. La dieta continua, le lunghe ore di allenamento sotto il sole o con il freddo, la rinuncia a qualsiasi bevanda alcolica o ai divertimenti tipici dei ragazzi della mia età e varie altre cose non sono facilmente sopportabili dai giovani d’oggi e per questo il ciclismo resta uno sport per pochi».

IL GIORNALE DI VICENZA

Martedì 26 Maggio 2015

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