Nell’ambito delle attività promosse dalla Commissione legalità dell’Istituto “Almerico Da Schio” di Vicenza, in avvio del Progetto “Sentieri di legalità. Peppino Impastato e il Coraggio della verità”, la classe 5^BAC, accompagnata dal Dirigente scolastico Avv. Giuseppe Sozzo e dai proff. Barbara Anni, Annita Donadello e Valerio Nuzzo, ha preso parte alla “Giornata della virtù civile” tenutasi mercoledì 28 ottobre presso il Teatro Dal Verme di Milano.
L’evento, promosso dall’Associazione civile Giorgio Ambrosoli, con l’Alto patronato del Presidente della Repubblica, giunto quest’anno alla sua VII edizione, è stato dedicato alla memoria di Peppino Impastato, giornalista, poeta e attivista, assassinato dalla mafia il 9 maggio 1978, a soli 30 anni, per aver impegnato la sua vita a denunciare, prima dalle colonne del giornale “L’idea socialista” e successivamente dalle trasmissioni di “Radio Aut”, il sistema mafioso di cui anche la sua famiglia faceva parte. La storia di Peppino Impastato è un grande esempio di coraggio e virtù civile e, come ha ricordato nel corso della Giornata lo stesso Giovanni Impastato, “tramandare la storia di Peppino serve a costruire una società migliore”, nella convinzione che, oggi più che mai, la lotta contro la corruzione sia soprattutto una battaglia culturale che necessita dell’impegno di tutti i cittadini.
L’Associazione, per questa edizione, ha anche organizzato diverse attività dedicate agli studenti, in particolare, per gli studenti di scuola secondaria di II grado, il concorso fotografico “Scatti di legalità – Il Coraggio della Verità”, cui la classe 5^BAC ha aderito classificandosi al 3° posto con lo scatto intitolato “Non lasciare che l’acido dell’omertà annienti la voce della verità”. Con esso, memori di uno dei più efferati metodi di annientamento utilizzato dai mafiosi, che sciogliendo nell’acido i cadaveri delle vittime eliminano ogni traccia della loro esistenza, i nostri hanno saputo reinterpretare una delle più celebri ed attuali frasi di Peppino: «la mafia uccide, il silenzio pure». Complimenti ai ragazzi e alla prof.ssa Annita Donadello che li ha guidati in questa avventura.
«Per decenni la gente perbene di qua non ha fatto altro che ripetere che la mafia non la riguardava, erano cose loro. Ma io, ai miei scolari, insegnavo che il nenti vitti, nenti sacciu, era il peggiore dei peccati mortali». (A. Camilleri).
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